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GridaSe possiamo ipotizzare con attendibilità quando prese avvio il riuso dei frammenti di pergamena come materiale per la rilegatura, come ci ha spiegato recentemente in uno studio esemplare Elisabetta Caldelli, molto più difficile è sapere quando iniziò il gusto di esporre singole pagine tratte da antichi manoscritti come oggetti preziosi da contemplare.
Inaspettatamente un dettaglio, apparentemente poco significativo, ha tratto la mia attenzione durante un’ennesima lettura dei Promessi sposi. Nel capitolo XIV, quando Renzo si trova a bere e a parlar troppo in osteria, gli viene presentata a monito una grida ed egli la paragona, ironico e d’istinto, proprio a un singolo foglio di messale, esposto, come fosse qualcosa d’autorevole da ammirare e rispettare.

– Dico davvero, – disse l’oste, sempre guardando il muto compagno di Renzo; e, andato di nuovo al banco, ne levò dalla cassetta un gran foglio, un proprio esemplare della grida; e venne a spiegarlo davanti agli occhi di Renzo.
– Ah! ecco! – esclamò questo, alzando con una mano il bicchiere riempito di nuovo, e rivotandolo subito, e stendendo poi l’altra mano, con un dito teso, verso la grida: – ecco quel bel foglio di messale. Me ne rallegro moltissimo. La conosco quell’arme; so cosa vuol dire quella faccia d’ariano, con la corda al collo –. (In cima alle gride si metteva allora l’arme del governatore; e in quella di don Gonzalo Fernandez de Cordova, spiccava un re moro incatenato per la gola). – Vuol dire, quella faccia: comanda chi può, e ubbidisce chi vuole. Quando questa faccia avrà fatto andare in galera il signor don… basta, lo so io; come dice in un altro foglio di messale compagno a questo; quando avrà fatto in maniera che un giovine onesto possa sposare una giovine onesta che è contenta di sposarlo, allora le dirò il mio nome a questa faccia; le darò anche un bacio per di più. […]

Dunque, se Renzo paragona la grida a un foglio di messale, ciò stimola alcune riflessioni. Difficile pensare che Renzo si riferisca a un foglio di messale ancora solidale al resto del libro: la grida è comunemente un grande foglio singolo. Sembra invece che si faccia riferimento a un uso tipico e conosciuto anche dai popolani, almeno nel romanzo, di staccare un foglio da un libro liturgico e di esporlo, da solo, per contemplarlo. Come una grida, quel foglio appare a Renzo un po’ incomprensibile eppure carico d’autorità, nella sua ricchezza di scrittura e decorazione.
Chissà se Manzoni si riferisse al proprio tempo, dissimulandolo nella vicenda narrata, oppure proprio e volutamente all’epoca descritta nel romanzo. Nonostante ciò, l’informazione è davvero curiosa e anche preziosa.