Che cosa pensa Google? Che cosa sogna Google?
Considerando l’infinita messe di dati e immagini che immagazzina ogni giorno, traendo il suo raccolto dagli innumerevoli siti web del mondo, che cosa potrebbe immaginare se gli proponessimo un tema su cui riflettere o di cui sognare?
Queste domande possono sembrare un po’ assurde, ma non sono lontane dalla realtà, come ci svela il Google Research Blog, sul quale, qualche settimana fa, sono stati pubblicati i risultati di una ricerca davvero intrigante.
Difficile da spiegare in poche parole, ma, in soldoni, i ricercatori hanno proposto alla rete neuronale affiancata al database di Google una serie di immagini e, secondo una tecnica che si chiama Inceptionism, hanno chiesto a Google di restituire nuove elaborazioni di queste immagini secondo i propri [liberi ?] intendimenti.
Le elaborazioni delle immagini che ne sono scaturite sono davvero sorprendenti. Evidenziano raffigurazioni oniriche, sognanti, assai vicine ai quadri di certo espressionismo, del surrealismo, di Salvador Dali e altre correnti dell’arte contemporanea. Incredibile!
Perché un albero, nel sogno di Google, diventa una pagoda? Perché una nuvola diventa un uccello con il muso di un cammello?
E che cosa ci può dire un’immagine del genere? Forse è questa l’ultima frontiera dell’arte figurativa? Domande insolute, almeno per me.
Ma ciò che mi ha più colpito è il modo in cui l’immagine di un oggetto reale si trasformi, passando per la mente di Google, in un groviglio di vegetali e animali, in particolare di cani.
Vedendo l’immagine dell’albero che si trasforma in un nugolo di cani, ho avuto quasi una rivelazione.
Proprio qualche giorno fa Giulia Orofino, durante una lezione della Scuola estiva internazionale sui manoscritti tenutasi a Cassino, aveva ricordato che, nella miniatura dei codici medievali, il cane o l’intreccio di cani sia il marchio inconfondibile della scuola illustrativa di Montecassino.

A sinistra l’elaborazione di Google e a destra un particolare della decorazione di un Breviario cassinese conservato al Paul Getty Museum
Dunque l’analogia mi è parsa subito sorprendente, di certo casuale (ma chissà?), comunque davvero singolare.
Una visione onirica e decorativa che unisce Google, il quale trasforma la chioma di un albero in un grappolo di cani, e Montecassino medievale che ama decorare le iniziali col tema dei cani intrecciati ai motivi vegetali.
Un mistero onirico che unisce – chissà perché? – un presente tecnologico tutto connesso e un passato ancora attivo, coi suoi incogniti cani neuronali.
Incredibile…. Però i cani cassinesi sono più eleganti !!!
non so cosa sogni Google, ma certo noi sogniamo spesso… Montecassino (e dunque i cani, per la proprietà transitiva).