In tempo di Natale un riferimento evangelico mi sembra d’uopo.
È giusto un mese da quando si è svolta presso la Biblioteca Vallicelliana di Roma la presentazione del bel volume di Elisabetta Caldelli intitolato I frammenti della BIblioteca Vallicelliana. Studio metodologico sulla catalogazione dei frammenti di codici medievali e sul fenomeno del loro riuso, Roma, Istituto storico italiano per il medio evo, 2012.
In quella occasione Marco Palma ha ricordato il famoso brano evangelico di Giovanni «Colligite fragmenta, ne pereant» (6: 12) in cui il Signore invita a raccogliere tutti i frammenti avanzati e ad averne cura. Questo brano viene spesso utilizzato quando si parla di frammenti di libri antichi ed è stato adottato anche come titolo di mostre e libri dedicati a questo tipo di materiale librario.
Ma Marco Palma ha anche ricordato un altro brano evangelico che invece non si cita mai a riguardo, cioè il passo di Matteo (13: 30) in cui si dice: «Et in tempore messis dicam messoribus: “Colligite primum zizania et alligate ea in fasciculos ad comburendum ea”».
L’accostamento dei due passi mi è sembrato particolarmente illuminante.
Tolgo ogni accezione fortemente negativa alla parola zizzania che credo vada intesa non come erba cattiva, ma solo come prodotto inutile che deve essere scartato, nulla più.
Infatti, nel brano di Matteo, il Signore impone di non gettare via la zizzania quando questa è ancora giovane, poiché assieme a questa si potrebbe eliminare anche il grano. In seguito, si separerà ciò che è utile da ciò che è inutile per avere il massimo profitto.
Dunque, dobbiamo certamente raccogliere i frammenti che oggi sono ancora presenti e tutelarli come possiamo. Ma non dobbiamo dimenticare che quei libri da cui sono stati ricavati, in un tempo a noi non così lontano, erano stati da qualcuno raccolti a loro volta come zizzania inutile e smembrati per essere riutilizzati oppure, appunto, bruciati. Chi ha ragione: noi o loro? Entrambi, certamente.
Oggi, come allora, parecchi segnali provenienti da ambienti culturalmente e politicamente autorevoli ci fanno capire che la cultura storico-umanistica è intesa sempre più come qualcosa di inutile, da eliminare con grande vigore: insomma una zizzania.
Un grave errore che si sta commettendo è che si sta strappando questa speciale zizzania anche dove questa è ancora giovane, nella scuola e nelle università, dove assieme a quelle che si considerano piante inutili, si elimina anche il grano buono.
Certamente è dura per i mietitori, perché c’è veramente tanta di questa zizzania in mezzo a noi, ma credo che, alla fine, ce la faranno.
Fra qualche tempo, sicuramente, qualcuno che non saremo noi, ne raccoglierà i frammenti avanzati.
Pingback: Manzoni, le gride e i frammenti liturgici | L’acciarino