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Se c’è una cosa che proprio non funziona in (quasi) tutti i servizi pubblici, sono proprio i servizi. Dovunque si vada – treni, uffici, poste, bar e ristoranti… – dover usufruire dei servizi diventa un piccolo dramma: sporchi, maleodoranti, privi di qualsiasi accessorio igienico, uno stato che non potremmo minimamente sopportare in casa nostra.
Le scuole e le università non fanno eccezione – neanche la mia – e così, quando proprio non possiamo farne a meno, ci introduciamo velocemente e cerchiamo di uscire prima possibile, dicendo tra noi: ce l’ho fatta!
Esiste poi tutta una letteratura che riguarda i messaggi scritti a penna sui muri e le porte dei servizi: numeri di telefono, inviti sconci, invettive contro i professori, ecc. La grafomania evacuatoria è cosa nota a tutti.

Proprio ieri, sono entrato con questo spirito cauto e sbrigativo nei servizi del terzo piano del mio Dipartimento, chiudendo la porta dietro di me.
Uscendo, sono stato attratto da un tratto di penna sottile e quasi invisibile – mai notato fino ad ora – che correva lungo il piano interno della porta e che era visibile soltanto quando questa rimaneva chiusa. Non sono riuscito subito a capire: la linea minuta si perdeva nel giallino sporco e sbiadito della vecchia vernice, e ho dovuto soffermarmi un po’ per ricostruire con l’occhio dove quel segno andasse a parare, che cosa mai volesse dire.

A un tratto… la rivelazione sorprendente! Si tratta del grande disegno accennato di un angelo musicante, con tanto di viso giovanile senza genere, chioma fluente, ali raccolte dietro la schiena e una viola in cui sono ben visibili le incavature, con la mano – la sinistra, che strano! – che regge obliquamente l’archetto.

Angelomusicante

Un angelo musicante mancino che suona la viola sul retro della porta del bagno del terzo piano di via Zamosch! Sorprendente.
Chi mai si sarà soffermato cinque minuti in più, soltanto per disegnare un angelo musicante che possa accompagnare i furtivi momenti di intimità di quel luogo tutt’altro che ameno?
Uno studente sognatore? Un docente scoraggiato? Oppure il contrario: uno studente scoraggiato o un docente sognatore?
Il tratto è insicuro e veloce, come appare anche dalla mia tentennante riproduzione, ma l’intento iconografico è chiaro: quella porta così improbabile, guardando bene, potrebbe essere quella del Paradiso.