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domandemusicaAvevamo già evidenziato – (Un’indagine sulla musica sacra) – l’importanza del sondaggio promosso per conoscere lo stato della musica sacra nella Chiesa.
Il questionario evidenzia alcuni argomenti che sono essenziali per valutare lo stato dell’espressione musicale nella Chiesa. Infatti, ogni domanda non ha soltanto il valore di una richiesta di informazioni, ma mostra anche ciò che i responsabili della cultura nell’ambito della Chiesa hanno individuato come essenziali.
Il formulario si divide in sette sezioni:
1. Formazione
2. Patrimonio musicale
3. Cultura musicale contemporanea
4. Celebrazioni
5. Composizione
6. Coro
7. Strumenti
Molte sono le considerazioni che si possono esprimere, ma ci limitiamo soltanto ad alcuni spunti di riflessione.
Nella seconda sezione, per esempio, ritroviamo l’interesse per il patrimonio musicale del passato, come il canto gregoriano, la polifonia classica e il repertorio precedente al Concilio Vaticano II.
Negli ultimi anni questo richiamo ha assunto valori molteplici e a volte discordanti. Da una parte è un appello soltanto formale che non trova alcuna applicazione concreta nella vita musicale reale, relegando questo repertorio a oggetto di un interesse esclusivamente accademico. Dall’altra questo repertorio è diventato quasi una bandiera per tutti coloro i quali auspicano un completo ritorno alla liturgia anteriore alla riforma conciliare. È rara una posizione equilibrata che assuma la musica della tradizione all’interno delle pratiche liturgiche odierne in modo creativamente efficace, ma allo stesso tempo non integralista.
Conoscere dunque quale sia l’uso reale di questo repertorio nella liturgia di tutto il mondo, risulta particolarmente interessante.
Dobbiamo però rilevare che già oggi, cinquanta anni dopo il Concilio, la prima musica post-conciliare è divenuta oggetto di studio poiché inizia ad essere repertorio storico, di un’epoca che aveva nell’entusiasmo della riforma liturgica la sua forza propulsiva e più autenticamente creativa.
Nella terza sezione, si tratta degli elementi che consentono alle espressioni musicali contemporanee di accedere alla musica liturgica e religiosa. Viene contemplato il dialogo con le espressioni musicali tipicamente giovanili o legate ai movimenti religiosi, così come si chiede in che modo sia stato risolto il problematico ingresso di stili musicali derivati dalle sperimentazioni musicali del secolo scorso nella pratica della musica liturgica e religiosa.
Sembra che alcuni stili musicali contemporanei, come quelli legati alla New Age o ad altri movimenti filosofici e spirituali odierni, non siano considerati idonei a essere integrati nel repertorio.
Ma l’elemento che più di ogni altro appare urgente e si può subito mettere in evidenza poiché è il primo fattore ad essere valutato, è proprio la necessità della formazione dei musicisti della Chiesa.
Ben quattro domande della prima sezione entrano specificamente nel merito, chiedendo se esistano, a vari livelli territoriali, strutture specifiche di formazione, in che modo si preparano i musicisti e quale sia il ruolo della musica sacra nella comune formazione del clero.
Tali domande evidenziano come sia necessaria una diffusione capillare della formazione musicale nella Chiesa, a vari livelli: dall’educazione all’espressione musicale dell’assemblea dei fedeli, alla formazione specifica del clero e dei religiosi che siano in grado di porsi come modello di partecipazione musicale alla liturgia e durante la pastorale, alla più approfondita e specializzata preparazione dei musicisti impiegati nel servizio liturgico o come responsabili dell’attività musicale delle Conferenze episcopali, delle Diocesi e delle singole Parrocchie.

Ciò appare già una dichiarazione di intenti e quasi un programma di azione, a partire dai dati ricavati dalle risposte al questionario.