A fine anni Settanta, quando tornavamo da scuola, attendevamo le due del pomeriggio per pranzare tutti assieme, quando anche nostro padre arrivava dal lavoro. Nell’attesa si ascoltava sempre la radio a transistor e, tra un brano e l’altro di musica gracchiante, il fatidico Bollettino regionale della Rai.
Le vicende della metropoli riempivano quasi totalmente il notiziario, fagocitando ogni provincialismo e facendoci sentire cittadini del mondo, perché così vicini a Roma. Tuttavia, per noi il momento più atteso era la quotidiana corrispondenza da Viterbo di Sandro Vismara, poiché solo allora il nostro spirito locale di abitanti della Tuscia poteva avere una voce, da un pulpito, quello della radio, che ci pareva essere internazionale: «zitti, zitti! Fatemi sentire… c’è Sandro Vismara da Viterbo!»
Quella voce telefonica era per noi conosciuta, amica, e i brevi resoconti sugli avvenimenti del capoluogo e della provincia rinsaldavano e arricchivano il nostro senso di appartenenza a un territorio che, in questo modo, si riconosceva e poteva affermarsi per pochi minuti, quel tempo così concesso dalla notorietà inarrivabile della Capitale.
La recente riedizione del libro «Cara Viterbo». Aspetti, avvenimenti e personaggi della Tuscia dal 1945 al 1985 (Viterbo, Union Printing, 2014), ripropone oggi una raccolta delle corrispondenze di Sandro Vismara pubblicate su «Il Giornale del Mattino» e poi su «Il Messaggero» o trasmesse via radio durante il Bollettino regionale della Rai.
Cronista innanzitutto, Vismara era anche un fervido promotore culturale, dalla cattedra di insegnante di scuola superiore, al suo ruolo di giornalista pubblicista, con il contributo di sollecitazioni, suggerimenti e critiche sui temi che maggiormente coinvolgevano il territorio dell’Alto Lazio, cioè l’antico Patrimonio di S. Pietro, ovvero la Tuscia. Alcuni temi sono ricorrenti in tutto il libro: le vicende alterne delle amministrazioni comunali e provinciali di Viterbo, la strada di grande comunicazione Civitavecchia-Orte, l’Università, la centrale elettrica di Montalto di Castro, il patrimonio artistico, archeologico, naturalistico e culturale della Tuscia. Altri argomenti risultano ancora di grande attualità, come il timore per la soppressione della Provincia di Viterbo e d’altra parte la strenua affermazione della tipicità del territorio che dai Monti Cimini si estende fino ai confini della Toscana e dell’Umbria.
Di particolare interesse sono anche i Riepiloghi annuali, ricchi di informazioni minute che assomigliano molto agli odierni post tipici dei blog e di Twitter. Qui troviamo alcune note curiose che riguardano Montefiascone.
Sappiamo allora che nell’ottobre 1959 Montefiascone partecipa alla trasmissione Campanile sera, elimina Saronno, ma viene sconfitto da Mondovì; nel 1967, in febbraio, «non manca un certo nervosismo con scontri tra il nuovo e il vecchio Sindaco di Montefiascone», mentre in settembre proprio su Montefiascone si rovesciano alcune trombe d’aria; nel febbraio 1971 Tuscania e l’Alto Lazio sono sconvolti dal terremoto; nell’ottobre 1972 si procede al sequestro del film I racconti di Canterbury di Pier Paolo Pasolini, «ma migliaia di viterbesi lo avevano già visto…»; nel 1980 scompare il pedagogista G. Firmani, già direttore didattico a Montefiascone e nel dicembre 1981 il vescovo Boccadoro cade da sette metri d’altezza per il crollo di un balcone e riporta, grazie a Dio, solo lievi lesioni…
Ciò che è più singolare, per me, è che il libro di Vismara abbia suscitato il riaffiorare di una voce, la sua voce alla radio, che ancora riecheggia, dopo anni di distacco, nella mia memoria dei suoni.