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Danza rinascimentaleÈ noto che presso l’Archivio di Stato di Viterbo, in un bastardello del notaio Lanzilotto Ricciarelli, attivo a Montefiascone tra 1469 e 1527, vi è la descrizione di un ballo rinascimentale: una vera e propria coreografia del cosiddetto Gioioso fiorito.
Il documento – Archivio di Stato di Viterbo, Notarile di Montefiascone, Protocollo 11 – fu trovato e riconosciuto da Quirino Galli nel 1989 ed è stato più volte ricordato e commentato da vari studiosi – si veda per esempio l’articolo di Giancarlo Breccola su «La Loggetta» –  sia come rara testimonianza scritta della danza rinascimentale, sia come fonte di una prassi musicale e coreutica che si svolgeva probabilmente a Montefiascone.
Lo storico viterbese, avendo riconosciuto più di una coreografia in pagine diverse dello stesso documento, pensò comunque che Lanzilotto avesse descritto successivamente lo stesso ballo, il Gioioso fiorito, e così è stato ribadito dalla letteratura successiva. Tuttavia, nel 1995 la compianta studiosa della danza Barbara Sparti pubblicava un saggio interessante – Rôti bouilli: take two «El gioioso fiorito», «Studi musicali», a. XXIV, n. 2, pp. 231-261 – in cui chiariva che le descrizioni nel documento montefiasconese sono ben quattro, due dedicate al Gioioso fiorito e altre due riferite a altrettanti balli diversi. Dunque, in totale le danze descritte sono tre.
La particolarità e la rarità del documento di Montefiascone riguarda il fatto che i balli vengono rappresentati nella loro versione fiorita, cioè arricchita da una serie notevole di abbellimenti – salti, giravolte, passi doppi – che normalmente facevano parte del repertorio personale dei singoli danzatori e non venivano indicati nelle descrizioni. Si tratta dunque di un documento di estremo interesse, poiché abbiamo a disposizione la testimonianza scritta di una prassi che si conosce, ma la cui applicazione reale al ballo ci appare incerta, in quanto era affidata all’improvvisazione del momento e alla maestria dell’interprete.
Barbara Sparti precisa che, oltre alle due descrizioni del Gioioso fiorito, cioè la particolare versione del cosiddetto Rostiboli gioioso, sul documento del notaio montefiasconese troviamo descritti anche il Tan geloso e il cosiddetto Lioncello, anch’essi in versione fiorita, cioè abbellita da varie ornamentazioni.
Il documento di Montefiascone è inoltre importante poiché testimonia la diffusione di questi balli presso una borghesia lontana dalle corti dell’Italia del Nord, dove queste danze erano nate, escludendo una sorta di monopolio nobiliare di queste forme d’intrattenimento collettivo, come era stato ipotizzato in precedenza.
Rimane assai curiosa e interessante la figura di Lanzilotto Ricciarelli, un notaio che pur lavorando in un centro minore dell’Alto Lazio, era amante della danza a tal punto da lasciare, sparse tra i documenti pubblici, le istruzioni per eseguire i suoi balli preferiti.

In video una ricostruzione odierna del Rostiboli gioioso, assai simile al Gioioso fiorito.