Il periodo natalizio porta con sé qualche dono e anche l’agio di fare qualcosa di inutile. Ecco che anch’io ho ricevuto in dono un libro e mi son concesso il lusso di leggerlo, attività inutile per eccellenza.
Il libro s’intitola L’utilità dell’inutile ed è stato scritto da Nuccio Ordine, letterato, filosofo e anche molto di più. Idea portante di tutto il libro, sostenuta da una serie notevole di citazioni illustri, è l’esaltazione del sapere inutile, cioè di quella conoscenza che non è direttamente legata a un’utilità materiale o pratica, a un profitto, ma è invece libera di arricchire il nostro spirito senza vincoli economici o produttivi. Per crescere e per migliorare l’uomo ha bisogno di coltivare la propria cultura senza doversi preoccupare di mettere necessariamente a frutto quello che ha imparato, ha bisogno di apprendere per il solo gusto di sapere di più, per semplice curiosità. Un lusso, certamente, per il quale innumerevoli persone hanno rinunciato a una vita agiata, apprezzata pubblicamente e invece hanno perseguito un obiettivo, a loro parere, più alto: una certa forma di sviluppo e di perfezionamento.
Nell’universo dell’utilitarismo […] un martello vale più di una sinfonia, un coltello più di una poesia, una chiave inglese più di un quadro: perché è facile capire l’efficacia di un utensile mentre è sempre più difficile comprendere a cosa possano servire la musica, la letteratura o l’arte.
Si tratta di una lettura nutriente, che conferma in tante riflessioni personali, che abbatte definitivamente l’odiosa cinta che separa il sapere umanistico, artistico da quello scientifico e tecnico, che incoraggia a insistere.
Facendo riferimento di pari passo alla bibliografia, ci si rende conto della copiosa serie di grandi personalità che hanno speso parole energiche – e energetiche – in favore dell’esercizio del sapere libero dalle costrizioni utilitaristiche, stimolando nuove letture inutili e entusiasmanti. Aristotele, Montaigne, Giordano Bruno, Ariosto, Calvino, Cervantes e tanti altri ci invitano a perseguire il sapere libero. Mi viene in mente che si potrebbero aggiungere Erich Fromm con il suo Avere o essere, Herman Hesse con Siddartha e altri suoi romanzi e molte ulteriori citazioni.
Allo stesso modo, questa antologia sollecita a successive osservazioni. Da quella che vede nell’ideologia pragmatica di estrazione anglosassone la matrice di un sapere esclusivamente votato all’utile, a quella che ci porta alle filosofie della perfezione personale – occidentali e orientali – che invece perseguono una vita svincolata dai beni materiali e solo votata al proprio affinamento. Mi piacerebbe poi riflettere sul contributo della Rete allo sviluppo del sapere inutile, gratuito e privo di orientamento al business.
Certo è che al termine della lettura, dopo aver scandito l’elogio dell’inutilità di ciò che si sta facendo, soprendentemente il senso di appagamento è molto grande.
Un libro adatto a un periodo di rinascita come può essere quello delle feste, in vista di un nuovo anno da affrontare con un grande desiderio d’inutilità.
P.S. A chi ha un po’ di tempo da impiegare in qualcosa d’altrettanto inutile, propongo di ascoltare l’intervista di Fabio Fazio a Nuccio Ordine, in occasione della pubblicazione del suo libro.
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EhEhEh: l’ho avuto anch’io (ma non l’ho ancora finito): oltre ad essere interessante è anche scritto piuttosto bene. Un abbraccione
Interessante la sollecitazione, sicuramente degna di riflessione.
Da non dimenticare, però, Enzino, che con la sua filosofia di “fare le cose con il massimo del superfluo” ne aveva anticipato, forse inconsapevolmente, alcuni contenuti.
Un abbraccio
Giancarlo