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Janet Cardiff and George Bures Miller, The house of books has no windowsIl periodo natalizio porta con sé qualche dono e anche l’agio di fare qualcosa di inutile. Ecco che anch’io ho ricevuto in dono un libro e mi son concesso il lusso di leggerlo, attività inutile per eccellenza.

Il libro s’intitola L’utilità dell’inutile ed è stato scritto da Nuccio Ordine, letterato, filosofo e anche molto di più. Idea portante di tutto il libro, sostenuta da una serie notevole di citazioni illustri, è l’esaltazione del sapere inutile, cioè di quella conoscenza che non è direttamente legata a un’utilità materiale o pratica, a un profitto, ma è invece libera di arricchire il nostro spirito senza vincoli economici o produttivi. Per crescere e per migliorare l’uomo ha bisogno di coltivare la propria cultura senza doversi preoccupare di mettere necessariamente a frutto quello che ha imparato, ha bisogno di apprendere per il solo gusto di sapere di più, per semplice curiosità. Un lusso, certamente, per il quale innumerevoli persone hanno rinunciato a una vita agiata, apprezzata pubblicamente e invece hanno perseguito un obiettivo, a loro parere, più alto: una certa forma di sviluppo e di perfezionamento.

Nell’universo dell’utilitarismo […] un martello vale più di una sinfonia, un coltello più di una poesia, una chiave inglese più di un quadro: perché è facile capire l’efficacia di un utensile mentre è sempre più difficile comprendere a cosa possano servire la musica, la letteratura o l’arte.

Si tratta di una lettura nutriente, che conferma in tante riflessioni personali, che abbatte definitivamente l’odiosa cinta che separa il sapere umanistico, artistico da quello scientifico e tecnico, che incoraggia a insistere.
Facendo riferimento di pari passo alla bibliografia, ci si rende conto della copiosa serie di grandi personalità che hanno speso parole energiche – e energetiche – in favore dell’esercizio del sapere libero dalle costrizioni utilitaristiche, stimolando nuove letture inutili e entusiasmanti. Aristotele, Montaigne, Giordano Bruno, Ariosto, Calvino, Cervantes e tanti altri ci invitano a perseguire il sapere libero. Mi viene in mente che si potrebbero aggiungere Erich Fromm con il suo Avere o essere, Herman Hesse con Siddartha e altri suoi romanzi e molte ulteriori citazioni.
Allo stesso modo, questa antologia sollecita a successive osservazioni. Da quella che vede nell’ideologia pragmatica di estrazione anglosassone la matrice di un sapere esclusivamente votato all’utile, a quella che ci porta alle filosofie della perfezione personale – occidentali e orientali – che invece perseguono una vita svincolata dai beni materiali e solo votata al proprio affinamento. Mi piacerebbe poi riflettere sul contributo della Rete allo sviluppo del sapere inutile, gratuito e privo di orientamento al business.
Certo è che al termine della lettura, dopo aver scandito l’elogio dell’inutilità di ciò che si sta facendo, soprendentemente il senso di appagamento è molto grande.

Un libro adatto a un periodo di rinascita come può essere quello delle feste, in vista di un nuovo anno da affrontare con un grande desiderio d’inutilità.

P.S. A chi ha un po’ di tempo da impiegare in qualcosa d’altrettanto inutile, propongo di ascoltare l’intervista di Fabio Fazio a Nuccio Ordine, in occasione della pubblicazione del suo libro.

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