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Claudio Abbado

Grazie alla segnalazione di Cinzia, apprendo dai media che il noto direttore d’orchestra Claudio Abbado ha deciso di devolvere il suo stipendio di senatore a vita alla Scuola di Musica di Fiesole, allo scopo di fornire alcune borse di studio per gli studenti e «nella convinzione che dando valore alla cultura, il nostro Paese possa guardare con maggior fiducia al futuro».
Il gesto – messo in pratica quasi sottovoce – è duplice e due volte encomiabile: oltre a fugare ogni dubbio sulla vera motivazione che ha spinto Abbado ad accettare la nomina a senatore a vita, lontana mille miglia dal desiderio di arricchirsi ancora, mette in evidenza la povertà dell’educazione musicale italiana che ha bisogno, per ottenere un po’ di attenzione e di sostegno economico, della generosità e dello stipendio di un parlamentare illustre.
È indubbiamente difficile, in quest’epoca di crisi, parlare di diritti desiderabili, laddove anche quelli fondamentali e più forti vengono spesso calpestati. Eppure, anche il Diritto alla musica, sostenuto dall’Unicef, promosso fino a qualche tempo fa da varie istituzioni, definito da una sorta di Manifesto, avrebbe bisogno di un rilancio, seguendo l’iniziativa del direttore e senatore Abbado.
Se lo Stato non riesce a rispondere a quest’esigenza, molte sono le iniziative istituzionali e personali che tentano di invertire una tendenza diretta al ribasso.
Il recente rapporto di Save the children sullo stato dell’infanzia in Italia – L’Italia sottosopra. I bambini e la crisi, a cura di Giulio Cederna – evidenzia a p. 121 la rete del Sistema delle Orchestre e dei Cori giovanili promosso da Federculture sul modello del Sistema Nazionale fondato in Venezuela dal Maestro Abreu. Oggi si annoverano 45 nuclei in Italia che coinvolgono circa 8500 giovani e garantiscono loro un certo Diritto alla musica.

Ancora troppo poco, è vero, ma allora vale certamente la pena di continuare a perseverare per consentire a tutti di ascoltare, cantare e suonare.
Ad maiora!