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La vita del pendolare è come l’infanzia trascorsa in campagna:
se non l’hai vissuta, non la puoi capire davvero.*
Vite a metà
C’è un ampio ritaglio d’esistenza,
velato e assopito nei rigidi vapori
dell’alba invernale.
La vita piena è rinviata
a un’ora meno uggiosa:
due o tre viaggiatori nell’attesa
fanno uniti una persona intera
e cedono l’un l’altro
tra mezzi sguardi e silenzi sospesi
allo stesso tragitto
che ognuno conduce alla mèta.
Mezz’uomini e donne incomplete,
abbiam abbandonato a casa il fiato
d’un affetto che dorme tuttora
e tra poco non ci avrà
accanto.
Tutti spiriti intirizziti, lunedì
già tardi per riavere indietro
quel pezzo di vigore trapassato
sulla banchina del binario due.
Ma ecco, arriva il treno…
NT
* La frase citata a memoria, in alto, è di Cinzia.
Sull’argomento consiglio un bel libro di Giuseppe Antonelli uscito qualche anno fa: Trenità, ovvero Elogio dei tempi morti, Ancona, peQuod 2003…
Anche Treni e viaggi in treno di Valerio Magrelli (Laterza)…
Cinzia (la stessa)