Chi si trovi a visitare il Louvre fino al prossimo 2 settembre, passeggiando tra le innumerevoli opere conservate in quel museo straordinario, può imbattersi in una serie di creazioni di Michelangelo Pistoletto, per un’esposizione a lui interamente dedicata e molto curiosa. Trovare, in mezzo agli originali antichi, le sue riproduzioni straniate e decontestualizzate consente al visitatore almeno di rimanere sveglio e di provare a capire.
Davanti alla Venere degli stracci, mio figlio sedicenne ha manifestato tutto il suo disagio. Non riusciva a sopportare quel tipo di installazione tra le statue millenarie, dopo essere stato minuti interi a osservare la Nike di Samotracia e la Venere di Milo. Ho cercato il modo migliore per spiegare, ma ero senz’altro in difficoltà.
Ecco però la realtà m’ha soccorso senza indugio, quando poco più avanti abbiamo entrambi osservato, vivamente, una giovane turista che piazzava il proprio cellulare sulla mano sollevata di una scultura greca, per farsi fotografare indicando la propria conquista irriverente. Ancora, poco più avanti, un’altra giovane che si faceva immortalare sghignazzante mentre additava le pudenda d’un satiro marmoreo e nerboruto.
Quale spiegazione migliore di questa? L’uso che si fa dell’arte come pezzo da museo, ma anche come strumento dissacrante e da dissacrare era pienamente manifesto.
Procedendo nella visita, sovente ci si imbatteva nei noti specchi di Pistoletto che esibiscono, molto spesso di spalle, riproduzioni di opere antiche o di personaggi reali. La vitalità di queste opere che accolgono l’immagine riflessa dello spettatore nel momento in cui sta osservando era, in quel luogo, davvero sbalorditiva, ma per alcuni evidentemente incomprensibile.
Tuttavia, valeva la pena di perseverare: facendosi strada nella calca per vedere Monna Lisa, il mistero è stato svelato ancora. Il pubblico si accalcava non tanto per vedere da vicino la Gioconda, non tanto per fotografare il capolavoro di Leonardo, ma unicamente per farsi fotografare accanto all’opera d’arte. Ciò che si cercava con veemenza era la possibilità di ritrarre la propria immagine accanto a quella dell’opera d’arte, in un gioco di riflessi, apparenze e figure che lo specchio di Pistoletto aveva già rivelato poco prima.
Tutto quello che mi aspettavo girando per le sale del Louvre è stato più volte illuminato come da un flash, dal raggio del punto di vista di un artista ancora italiano.
Pistoletto al Louvre: oltre tutto, una lezione di arte contemporanea.
Se, per capire di cosa stiamo parlando, si riuscisse a definire la parola arte nella sua controversa accezione di “Arte”, tutto il resto verrebbe da se.
Ma servirebbero grande lucidità, coraggio e sincerità.
Chi si fa avanti?
Comunque mi piace…