Ho sempre sostenuto che la scienza nasconda in sé un forte valore poetico.
La sua capacità di farci vedere le cose oltre l’apparenza, di sintetizzare in un unico bagliore la frammentarietà e la contingenza del mondo, è identica a quella che troviamo nella poesia vera.
Ecco perché è esteticamente importante la recente acquisizione da parte di un gruppo di studiosi di cui fa parte Daniele Foresti (ETH – LTNT Zurich), della possibilità di ottenere la levitazione tramite il suono di oggetti solidi e liquidi in movimento.
La levitazione ottenuta tramite l’uso dei (degli ultra-)suoni non è una novità, ma solo oggi si è ottenuta una levitazione che consenta di governare oggetti in movimento, farli incontrare, scontrare, mischiare.
La possibilità di controllare solidi e liquidi senza toccarli, ma facendoli levitare liberi dal peso della gravità, senza alcun contatto con strumenti o altre sostanze, prelude a innumerevoli applicazioni nella chimica e nella fisica.
Ma ciò di cui non si parla nei commenti è la conseguenza poetica di tutto ciò.
I suoni possono far volare, danzare nell’aria, davvero: questo è importante. Non era mai successo!
Poco importa che si tratti di suoni che non si possono sentire con le nostre orecchie, poiché da sempre esiste una musica normale, udibile, e una o più d’una, invece, che non si può ascoltare. Si pensi, ad esempio, alla musica delle sfere che forse ricordiamo nel primo Canto del Paradiso di Dante.
Potrebbe dunque verificarsi la possibilità di far incontrare e mischiare nell’aere colori e sostanze secondo quanto scritto in una composizione musicale fatta di ultrasuoni, in una sorta di action painting che coinvolga attivamente anche il suono. E chissà che non si possa, già oggi con qualche bizzarria tecnologica, ascoltare gli ultrasuoni, abbassandone fino ai nostri limiti la frequenza.
Le opportunità di una tale acquisizione nel campo dell’arte, mi sembra, sono anch’esse innumerevoli.
Nel frattempo, oggi ci accontentiamo di veder volteggiare briciole e gocce spumeggianti al suono del valzer sul bel Danubio blu di Johann Strauss.
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