Non si conoscono molte notizie sull’attività musicale che si è svolta a Montefiascone nei secoli passati, né sui libri che passarono o furono conservati a Montefiascone nel medioevo.
Tuttavia, recentemente leggendo il saggio di Andrew Tomasello, Music and ritual at Papal Avignon, 1309-1403 (Ann Arbor, Mich., UMI Research Press, 1983), mi sono imbattuto in alcune brevi informazioni che potrebbero indirizzare verso una ricerca ulteriore.
Considerando l’argomento, le notizie si riferiscono al soggiorno di Urbano V presso Montefiascone. Quando il papa si spostava nel periodo estivo, una serie numerosa di prelati e chierici lo seguivano per provvedere alle sue necessità e per garantire le celebrazioni liturgiche riservate al pontefice. In questo caso si trasferiva in blocco anche la cappella papale dei cantori.
Così nel 1368, quando Urbano V partì da Roma per passare l’estate a Montefiascone, furono cercati e forniti ben 12 cavalli «pro 12 cantoribus» [Tomasello, p. 60]. Per quello stesso soggiorno il maestro di cappella Johannes de Ulmo procurò di far lavare 80 pezzi di panno e di acquistare una buona quantità di incenso, una dote di corde per la legatura di libri, per legare e suonare la campana e per assicurare pacchi e scatole di bagagli. Una volta arrivato a Montefiascone lo stesso Johannes si occupò di decorare una torre che si trovava vicino alla cappella papale, nonché di portare ornamenti per la chiesa di Santa Margherita [Tomasello, p. 85].
Ma non tutto andò per il verso giusto. Il 15 maggio 1369, mentre i componenti della curia erano nella chiesa di Montefiascone, un sacerdote della diocesi di Magonza, tale Johannes de Wymaria, “perse” il breviario, «dum in dicta ecclesia dormiebat» (mentre dormiva in quella chiesa!). Sembra che un tale inconveniente fosse giudicato molto grave se il camerlengo di Santa Romana Chiesa, Arnaud Aubert, decretò che l’autore del reato – un furto senza dubbio – non importa quale potesse essere il suo grado ecclesiastico, dovesse restituire quel breviario intatto entro 30 giorni, sotto pena di scomunica [Tomasello, pp. 86-87].
Finalmente il 25 maggio 1369 un agostiniano eremita, tale Petrus de Arsenxis de Appamiis, responsabile della pulizia, della riparazione dei paramenti sacri e del trasporto di oggetti e suppellettili di proprietà della cappella, pagò una somma di denaro per l’affitto «15 asinorum, qui portaverunt res et libros capelle» (di 15 somari che portarono le cose e i libri della cappella) da Montefiascone a Roma [Tomasello, p. 181].
E’ proprio vero, come diceva Einstein, che la ricerca della verità è più preziosa del suo possesso…