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Mi ha sempre stupito un elemento di fondamentale squilibrio della nostra umanità: quanto sia faticosa, lenta e problematica la costruzione di qualcosa e quanto invece, in proporzione, sia facile, veloce e apparentemente senza difficoltà l’annientamento della stessa cosa.
Questo fatto è talmente intrinseco al nostro essere che, in termini biblici, mi viene da pensare al peccato originale e alle conseguenze della cacciata dall’Eden. Chissà se vivremmo meglio in un maggiore equilibrio dei termini della questione, con la necessità di un maggior impegno per distruggere e un minor carico nella costruzione?
Si tratta, credo, di un’esperienza comune: tutti noi sappiamo quanto ci costi far nascere e portare a compimento, o almeno a un accettabile grado di crescita, qualsiasi nostra impresa e quanto invece possa essere repentino e privo di fatica il suo annientamento. Spesso basta proprio l’abbandono, non impiegare ulteriori energie e non curare più, per far decadere irrimediabilmente un oggetto, un’istituzione, un rapporto personale. A volte invece l’atto di distruzione è potente e immediato: un colpo rapido e definitivo.
I giorni passati con pazienza, perseveranza, a mettere una parola dietro l’altra, un gesto dopo l’altro con impegno e passione a far crescere qualcosa sono faticosi, molto faticosi. Ecco perché ci si affeziona a ciò che si costruisce e gli eventi di termine, di cessazione, di abbandono possono essere strazianti: assomigliano al distacco della morte.
Più volte abbiamo creduto – anche oggi è pensiero ricorrente – che cambiamento e annientamento siano pressoché sinonimi: «Tutti a casa!», «Un calcio nel didietro!». È lo spirito di ogni (pseudo)rivoluzione.
Oltremodo difficile mi sembra pensare di avvalersi della continuità, che in natura è perenne, senza voler annientare ciò che ci sta sulle scatole, ma incamminandosi per nuove vie facendo affidamento su quanto è stato percorso finora.

La cultura è una continua costruzione, faticosissima trasformazione, specialmente per i giovani. In questa crescita i ragazzi cercano di acquisire non solo nozioni, ma anche metodo, strategia e disciplina. La scuola, in quanto luogo e percorso collettivo di acculturazione, è fondamentale, ma essenziali sono anche gli ulteriori luoghi pubblici dove possiamo sperimentare e accrescere la nostra sapienza: i musei, le biblioteche, le gallerie, i monumenti, città intere.Rogo della Città della scienza di Bagnoli

Ecco perché la notte di rogo che ha distrutto la Città della Scienza di Bagnoli – atto immediato che ha annientato del tutto qualcosa che è stato costruito nel tempo con la fatica di tante persone e che era essenziale al rinascimento di tutto un territorio e del Paese – richiama il nostro cordoglio. È un attentato al nostro desiderio di bellezza.