Sono da poco tornato dalla partecipazione un Seminario sul Canto Beneventano che si è svolto presso il Radcliffe Institute for Advanced Studies della Harvard University di Cambridge (Mass.), al quale ero stato invitato.
Sottolineo soltanto di sfuggita l’altissima qualità dei contenuti e dei relatori: erano presenti i maggiori studiosi mondiali di questa particolare tradizione del canto monodico cristiano del Medioevo, tra cui il più importante esperto odierno, Thomas Forrest Kelly, organizzatore dell’incontro.
Vorrei invece soffermarmi sulla sensazione che ho avuto vivendo quei due giorni intensi ad Harvard, sensazione che è così diversa da quella che quotidianamente si avverte qui in Italia.
L’argomento era evidentemente molto specialistico, ma tutto intorno a noi: colleghi, personale, strutture, sussidi tecnici e bibliografici, contribuiva a diffondere un senso di generale positività. Era palpabile la sensazione che stavamo facendo qualcosa di buono.
Può far sorridere questa mia constatazione, ma credo di poter affermare che oggi in Italia è esperienza comune, tra coloro i quali si occupano di ricerca, la consapevolezza che la società tutta, ma anche le strutture e le persone che dovrebbero assisterti nel tuo lavoro, siano completamente disinteressate a quello che stai studiando. In pratica, è quasi impossibile sentire la stessa sensazione di fare qualcosa di buono.
La conferma della mia sensazione positiva è venuta quando, girando per la città, ho trovato questo stendardo dell’Università, attaccato a un palo della luce. Credo che a nessun responsabile economico di alcuna università italiana verrebbe mai in mente di spendere dei soldi per appendere ai pali della luce degli stendardi con su scritto: «L’educazione è un diritto civile».
Va bene: Harvard è una delle Università più prestigiose e più costose e la mia è stata soltanto una sensazione, dettata per lo più dall’entusiasmo di essere per la prima volta ad Harvard…
Ma ritengo che, comunque, il clima sia molto differente rispetto all’Italia: per la prima volta ho sentito che studiare il Canto Beneventano, può essere una cosa buona, utile non solo a poche persone, ma a un’intera comunità.