Da qualche giorno ho in mano un’antica edizione delle Favole di Fedro, in ottavo, pubblicata a Montefiascone nel 1697.
Questo libretto mi era stato proposto da un antiquario che lo aveva definito: in carta pulita e croccante. Non avevo mai sentito parlare in questi termini della carta dei libri antichi, ma, tant’è, l’ignoranza non è mai troppa! Ho poi saputo che si tratta di una locuzione che viene utilizzata maggiormente per la carta moneta.
Il libretto ha una sua importanza perché, come m’ha suggerito il Breccola, è stato stampato durante il primo anno di attività della Typographia Seminarii di Montefiascone. L’edizione sembra che sia sconosciuta ai bibliofili e ai ricercatori e non è attestata in altra copia nelle grandi biblioteche e nei cataloghi di libri antichi.
Finora si conoscevano soltanto tre pubblicazioni di testi encomiastici prodotte in quell’anno a Montefiascone, mentre il Fedro testimonia per la prima volta un’attività editoriale a scopo didattico che, ad oggi, era sconosciuta all’inizio dell’attività della Tipografia. L’imprimatur, datato 15 dicembre 1697 è del Vicario generale Vittore Felice Coucci.
Ho provato a riconoscere la filigrana, visibile per trasparenza, ma con difficoltà nelle pagine del libro e, basandomi esclusivamente su quanto si può trovare in rete, ho trovato un unico riscontro tra le filigrane dell’Archivio Storico della Fondazione Banco di Napoli. Su questo sito troviamo la seguente descrizione: «La filigrana rappresenta uno scudo ovale, sormontato da una stella; nel centro, un uccello su tre monti. È stata ricavata da una fede di credito del Banco Ave Gratia Plena, di 20 ducati, del 22 giugno 1630, a favore di Tommaso Caracciolo.»
Secondo quanto citato da questo sito, tale filigrana, come le altre che sono esposte, non sono presenti nel famoso catalogo di Charles Moïse Briquet, Les filigranes. Dictionnaire historique des marques du papier. La datazione di questa filigrana nel documento napoletano è certamente compatibile con la pubblicazione del volumetto montefiasconese, di pochi anni più tardo.
Interessante mi sembra la premessa Al lettore, datata precisamente 16 dicembre 1697. In questa si fa riferimento alla tradizione delle edizioni moderne di Fedro che parte dall’opera di Pierre Pitheau e all’uso che si faceva delle favole di Fedro presso il Seminario di Montefiascone per l’educazione dei fanciulli, in particolare per insegnare loro la lingua latina in modo piacevole ed edificante. Ne proponiamo una traduzione molto libera.

Prefazione al Fedro Stampato a Montefiascone (recto).
Al lettore
A lungo Fedro era rimasto sconosciuto, egli che meritava di essere passato di mano in mano e consumato tra le mani di ognuno di noi e soprattutto dei fanciulli, fino a che venne alla luce per la prima volta grazie all’opera e all’applicazione dei fratelli Pithau, benemeriti in ambito letterario.
Fu allora appunto che, seppur nato in condizione servile, a giudizio degli uomini dotti sembrò degno di essere usato persino per istruire il Serenissimo Principe Delfino delle Gallie. Ma dove era opportuno che il Principe soltanto si accostasse, fu dotato di un apparato; tanto che sembrava che non potesse né volesse essere maneggiato da chiunque.

Prefazione al Fedro stampato a Montefiascone (verso).
Ma noi lo abbiamo restituito alla sua sorte nativa, alla sua originaria condizione di semplicità, quale egli stesso forse richiedeva: affinché l’accesso ad esso fosse facile ormai per tutti.
Tu, o lettore, fai buon uso di questa operetta, poiché non troverai tra coloro i quali non conoscono una più pura latinità un altro autore che sia più adatto a formare le menti tenerelle dei fanciulli; sia che tu guardi alla materia stessa trattata da Fedro, la quale tutta ispira prudenza nell’agire; sia che tu prenda in considerazione un modo d’insegnare adatto ai bambini, ai quali facilmente suscita le risate, poiché è ricco di arguzie che sono da essi così amate e purché tu non tenga conto appunto della eleganza ricercata del discorso latino più puro. Addio.
Dato nel Seminario di Montefiascone e Corneto. 16 dicembre. Nell’anno della compiuta salvezza umana 1697.